In Occidente da sempre l’arte è stata sostanzialmente praticata da professionisti, che costituivano una piccola parte della società. Nelle società primitive, al contrario, spesso la creazione di immagini è praticata da tutti. È quello che accade all’uomo in tutto il mondo, nei primi anni dell’età evolutiva: tutti i bambini disegnano. In forma primitiva, appunto. Ci sono stati peraltro periodi nella storia dell’umanità in cui la creazione di immagini veniva praticata anche da non professionisti, in forme sempre infantili e primitiviste, ad esempio nei graffiti urbani fin dall’antica Roma. L’avvento della fotografia, e poi degli smartphone, ha già ampliato a tutti la possibilità di generare immagini. L’AI generativa di immagini procede in questa stessa direzione, e se il rischio è quello che si producano esiti banali, omologati e superficiali, la scuola può offrire l’occasione per sollecitare la ricerca di risultati sfidanti e stimolanti, fornendo strumenti concettuali per la creazione artistica di massa. È fondamentale cominciare a introdurre questi strumenti tecnologici nelle scuole, incentivando al tempo stesso percorsi personali e distintivi, che superino l’attuale produzione omologata, e sviluppino ricerche originali e autorali. L’intelligenza artificiale generativa si configura oggi come un mass media, forse ancor più come un “personal media”, data l’elevata natura personale del rapporto con questa tecnologia, ma pur sempre un media globale. Non tutti i media hanno generato un’arte: la radio non l’ha fatto, e neppure la televisione in senso proprio, mentre il cinema ha certamente raggiunto un’autorialità, un’estetica e un linguaggio, una profondità analitica e critica, una capacità di innovazione profonda, che lo hanno elevato e posto tra le grandi arti della storia. Oltre a rivestire il ruolo di strumento di produzione visiva di massa, l’AI image generation diventerà anche uno strumento per veri artisti, in grado di elevarne la profondità, la visione critica, l’originalità estetica e l’autorialità?