È in atto una vera rivoluzione nel mondo dei media, parallela a quella dell’intelligenza artificiale, che può modificare la forma dominante della comunicazione visiva, consolidata da secoli nell’inquadratura, un quadro bidimensionale in cui si rappresenta il mondo. Il dipinto, la pagina, la fotografia, il cinema, la televisione, il computer, lo smartphone, il tablet, riconducono i contenuti ad un rettangolo, a un quadro, o meglio a un riquadro isolato dalla realtà.
Con la rivoluzione immersiva si passa dal quadro alla sfera.
Con la Realtà virtuale si apre un nuovo capitolo della “conquista della realtà”, linea di sviluppo distintiva delle arti occidentali, rendendo le riprese video e fotografiche ancora più “reali” perché rappresentano il mondo a 360 gradi. La Realtà Virtuale si presenta come un linguaggio multimediale distintivo del XXI secolo, dopo il dominio del cinema e della televisione nel XX secolo.
La sua caratteristica innovativa è l’esperienza immersiva, in contrasto con la linearità del racconto audiovisivo. Non sia più di fronte ad una sequenza temporale, ma ad uno spazio esplorabile. Steven Spielberg affermò nell’aprile 2016 che la Realtà virtuale metterà in crisi il cinema, perché impedirà agli autori, i registi soprattutto, di raccontare una storia secondo la propria immaginazione.
“Secondo me non è solo un’estensione del cinema. È una cosa a sé stante, e dobbiamo scoprire molto sugli strumenti che offre. Tu sei il cameraman, quindi l’inquadratura è dovunque guardi, è un linguaggio completamente nuovo”.