Nel 1954, lo scrittore di fantascienza Fredric Brown, nel brevissimo racconto “La risposta”, associava la singolarità tecnologica alla costruzione di un “supercomputer galattico”, al quale viene chiesto, prima domanda dopo l’accensione: ”Esiste Dio?”; e il supercomputer rispondeva: “Ora sì”.

Sul tema della divinizzazione dell’artificiale la nota Vaticana “Antiqua et Nova” dichiara: “Man mano che la società si allontana dal legame con il trascendente, alcuni sono tentati di rivolgersi all’IA alla ricerca di senso o di pienezza, desideri che possono trovare la loro vera soddisfazione solo nella comunione con Dio. (…) occorre ricordare che l’IA non è altro che un pallido riflesso dell’umanità, essendo prodotta da menti umane, addestrata a partire da materiale prodotto da esseri umani, predisposta a stimoli umani e sostenuta dal lavoro umano. Non può avere molte delle capacità che sono specifiche della vita umana, ed è anche fallibile. Per cui, ricercando in essa un “Altro” più grande con cui condividere la propria esistenza e responsabilità, l’umanità rischia di creare un sostituto di Dio. In definitiva, non è l’IA a essere divinizzata e adorata, ma l’essere umano, per diventare, in questo modo, schiavo della propria stessa opera”. L’idea di schiavitù ritorna in questo contesto, in forma rovesciata e paradossale: non la macchina schiava dell’uomo, ma l’uomo schiavo della macchina da lui stesso creata. Eppure, le prime parole che nella Bibbia sono attribuite alla “scrittura di Dio, incisa sulle tavole”, nel primo comandamento, descrivono la liberazione dell’uomo: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù.” E continua ancora: “Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”.

Il messaggio è chiaro: nonostante sia tentato di farlo, l’uomo non deve adorare né servire ciò che ha creato con le sue mani, sia esso un idolo o l’intelligenza artificiale. La liberazione dalla schiavitù e l’autonomia dell’uomo da ciò che ha prodotto artificialmente sono principi espressi e attuali da tremila anni.