Nell’antica Grecia non c’è una scrittura geroglifica arcaica con cui la scrittura alfabetica rischia di confondersi, o di andare in conflitto; non si motiva quindi alcuna proibizione delle immagini, come quella imposta dal Dio “geloso” e invisibile degli Ebrei. L’immagine dei miti e dell’arte greca non verrà dunque proibita o rimossa, ma solo adattata alle esigenze della nuova cultura alfabetica, preoccupata piuttosto di sostituire al mito il sapere filosofico.

Nasce anche l’arte come pura estetica e imitazione della realtà, una tecnica (tekne) raffinata espressa da artigiani eccellenti, ma pur sempre marginals rispetto alla nuova dimensione dominante dello spirito umano: la filosofia. L’arte, nella storia cognitiva successiva all’alfabeto, è stata proibita in ambito religioso – come nel caso dell’Ebraismo o dell’Islam – oppure ha svolto un ruolo puramente estetico, come nel mondo greco-romano. Alcuni passaggi significativi meritano tuttavia di essere analizzati, perché corrispondono ad altrettanti salti evolutivi con un rilievo cognitivo. Tra questi l’arte sacra cristiana, basata sul principio della Incarnazione: mentre il Dio di Mosè è invisibile e accessibile solo attraverso il libro sacro, Gesù Cristo in quanto Dio incarnato in un uomo storico, diventa raffigurabile nella sua dimensione corporea. In realtà anche nel Cristianesimo sono apparsi movimenti contrari alle immagini: ad esempio nella chiesa orientale si incontra la crisi teologica della iconoclastia, un movimento dottrinale che nell’’VIII secolo mise in dubbio la possibilità di utilizzare le immagini nelle chiese. Nell’era moderna furono iconoclasti il calvinismo e il movimento puritano: sviluppatisi con la riforma protestante, che portarono alla distruzione di molte statue ed effigi nelle chiese e cattedrali nord-europee riformate. Tuttavia nel Cattolicesimo e nelle chiese ortodosse prevale l’uso dell’arte sacra nel culto, e ciò ha permesso lo straordinario sviluppo delle arti visive in Europa.

In questo ambito avvengono successivamente due balzi evolutivi legati a due tecnologie cognitive: il prospettografo nel Rinascimento e la fotografia all’origine dell’arte contemporanea. In questi contesti, che analizzeremo in seguito, l’artista si pone anche come pensatore e sconfina nei territori intellettuali che nel mondo antico erano retaggio esclusivo della filosofia. Nelle sue espressioni più alte e concettuali, l’arte occidentale rivendica per l’immagine il ruolo di una forma di intelligenza e di pensiero.