Occorre considerare anche fenomeni come Wikipedia che attraverso un meccanismo partecipativo ha dato vita ad una nuova forma di enciclopedia universale costantemente aggiornata in decine di lingue. Un progetto che sarebbe stato semplicemente impensabile soltanto 20 anni fa, all’epoca delle enciclopedie su CD ROM.
Nessun editore avrebbe le risorse per affrontare un progetto editoriale così ciclopico e universale, che è stato realizzato grazie ad una rete di contributori volontari. La questione del controllo di qualità va sempre posta sotto attenzione, anche con Wikipedia, ma la sua utilità è indiscutibile, e va estesa anche a Wikimedia, l’area che propone materiali e documenti di pubblico dominio.
Il paradigma “Open Source”, caratterizzato dalla realizzazione collettiva e aperta di applicazioni software. è stato applicato anche ad altri contesti, ad esempio la cartografia o il software, dando vita a grandi progetti “aperti” al contributo di comunità creative e alla libera fruizione degli utenti.
Anche le istituzioni hanno dato vita a grandi progetti partecipativi di “Open Content” (contenuto aperto), come Europeana, la biblioteca digitale europea costruita col contributo degli stati membri e di centinaia di istituzioni culturali.
Questi progetti di sapere aperto e condiviso si trovano oggi a confrontarsi con l’Intelligenza Artificiale, che da una parte ne sfrutta i contenuti per addestrare i propri modelli, dall’altra può essere utilizzata per migliorare l’attività dei contributori al sapere collettivo.
Va evitato il rischio di confondere o sostituire le forme di Open Content con i modelli di Intelligenza Artificiale.