Scrive Eschilo, nel “Prometeo Incatenato”: “per loro, ho inventato i numeri, la prima tra tutte le scienze, ma ho anche insegnato agli umani come combinare tra loro le lettere, memoria di tutte le cose, madre di tutte le arti”.

Nella storia della civiltà i sistemi di numerazioni hanno preceduto la scrittura, in particolare per esigenze pratiche e contabili.

Tuttavia, nella cultura occidentale è la Grecia a sviluppare maggiormente le forme matematiche dell’intelligenza, sempre a partire dall’introduzione dell’alfabeto.

Il concetto di elemento (in greco, στοιχεῖον, stoicheion) indica, a partire dalla filosofia greca antica, sia le lettere dell’alfabeto che un componente primo, minimo, cioè non ulteriormente riducibile o analizzabile, di un insieme composto. Platone è stato il primo ad utilizzare il termine stoicheia in senso cosmologico riprendendo ed espandendo il significato comune ai suoi tempi di “lettere dell’alfabeto”.

Come le lettere separano il linguaggio in unità fonetiche esatte (A, B, C…), così il pensiero razionale tende a ridurre la realtà ai suoi elementi. I primi filosofi – i Presocratici – sono alla ricerca degli elementi che hanno dato vita all’universo. Platone scrive nel Teeteto: “Mi è sembrato di sentire alcuni dire che i primi elementi (stoicheia), per così dire, di cui siamo composti noi e le altre cose, non hanno spiegazione.». Socrate ricorda che acqua, aria, terra e fuoco possono essere intesi come “elementi” dell’universo, quindi se riferiti all’alfabeto sono da considerare non composizioni di sillabe, ma singole lettere.

La matematica e la scienza esatta traggono spunto dal sistema di numerazione, inizialmente costituito dalle lettere dell’alfabeto. Derrick de Kerchove sviluppa il concetto di brainframe, una cornice creata nel nostro cervello dalla tecnologia dell’informazione, e afferma: “sono il brainframe alfabetico e il modello alfabetico che hanno indotto la nostra mente a scavare a fondo nella materia scomponendola in unità sempre più piccole, giù giù fino all’atomo”.

Sempre De Kerkhove afferma che introiettare l’alfabeto nel cervello è stato come installare un programma eccezionalmente potente in un computer eccezionalmente potente. Il brainframe creato dall’alfabeto ha portato il nostro cervello a organizzare le informazioni sul modello della scrittura.