Con la stampa l’accesso diffuso ai testi classici, anche nelle lingue antiche originali, alimenta la cultura umanistica e rinascimentale.
Nascono altresì anche le prime forme di giornali, manifesti, gazzette con pochi fogli, ben più diffuse dei libri.
Si sviluppa anche l’era dell’editoria – a partire da Gutenberg, sia inventore che imprenditore, destinata a esercitare una profonda influenza sulla società moderna e contemporanea, prima con l’industria libraria, poi con le testate giornalistiche su carta, in radio, in TV e infine su Internet.
Le stesse “95 tesi di Wittenberg” elaborate da Lutero come manifesto della protesta verso la Chiesa Cattolica furono stampate e largamente diffuse. La stampa ne consentì una propagazione rapida e ampia, anche in traduzione, contribuendo così alla circolazione dell’idea della Riforma.
La possibilità di stampare e diffondere opere senza il controllo diretto dell’autorità ecclesiastica o monarchica getta le basi per il principio di libertà di stampa, ovvero il diritto di esprimere e divulgare opinioni in modo indipendente.
Da qui deriva anche una riflessione sull’etica dell’informazione: il giornalismo, ancora nascente, comincia a strutturarsi come attività responsabile verso il pubblico, fondata sulla veridicità e sull’utilità sociale della notizia.
Si impone nelle costituzioni moderne il diritto di manifestare liberamente il pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. La libertà d’informazione e di critica dei giornalisti è limitata tuttavia dalla tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti.
Le migliaia di vittime tra i giornalisti nei regimi autoritari e sui fronti di guerra sono un tributo morale ai principi della libertà e della verità nell’età moderna.