Internet rovescia e stravolge questa impostazione attraverso quella che può essere definita una rete punto-punto. La possibilità di effettuare connessioni dirette tra gli utenti che accedono alla rete è una modalità di comunicazione che, in un certo senso, è stata anticipata dal telefono, un media che grazie alla rete commutata permette di comunicare direttamente da un utente all’altro. Ma Internet rende possibili forme di comunicazione molto più strutturate inglobando anche la modalità Punto-Multi-Punto tipica dei media tradizionali. Infatti la prima fase di internet, definita anche web 1.0, vede il prevalere di un approccio mass mediatico abbastanza tradizionale. Molti siti internet e portali puntavano a diventare il contenuto di riferimento pubblicato da un editore per la fruizione di molti utenti in rete. Anche oggi alcune piattaforme On Line di Video-On-Demand (ad esempio Netflix) mantengono una sostanziale impostazione punto-multipunto, anche se abilitano forme di interazione e di risposta bidirezionale. Questo approccio tipico della prima fase di Internet è stato comunque superato nella seconda fase – il web 2.0 – nel quale ha cominciato a prevalere la logica del punto-punto: tutti gli utenti sono diventati nello stesso tempo autori, editori e fruitori del contenuto. Ogni utente e dispositivo che accede alla rete può sia ricevere che comunicare contenuti a tutti gli altri. Da questa architettura tipica di internet nasce una notevole difficoltà nell’identificare fonti autorevoli e di qualità. Dal punto di vista tecnico tutti gli utenti, comprese le fonti di contenuto, sono sullo stesso piano.  

L’avvento dell’AI sovverte alla base la logica della rete.

L’affermazione su larga scala di modelli come ChatGPT tende a riprodurre sistemi di dipendenza unidirezionale da piattaforme monopolistiche, che pur presentandosi in una modalità apparentemente interattiva, tendono a emarginare la logica partecipativa bidirezionale del web 2.0 e a ricostruire una dipendenza dell’utente da un “oracolo monologico e monodirezionale”.