L’edizione della Biennale di Venezia del 1986 venne dedicata al tema “arte e scienza”, e presso le corderie dell’Arsenale di Venezia si tenne “Ubiqua” il primo “network planetario dell’arte”. Gualtiero e Roberto Carraro, partecipando all’esposizione Ubiqua con il gruppo Mida, presentarono la ricerca “video esperanto”, che individuava codici visivi basati su ideogrammi legati a parole. Queste liste di ideogrammi nominati peraltro da termini interlinguistici, possono oggi essere utili per comprendere il funzionamento dell’intelligenza artificiale secondo la cosiddetta “ipotesi platonica”.
Una immagine connessa ad una parola è il perno su cui si fonda l’addestramento per il riconoscimento di immagini tramite AI, che appunto opera su un elemento visivo dotate di “etichetta” (una definizione verbale). È in questo modo che vengono addestrati i LLM, con immagini etichettate da parole. Quando queste parole vengono inserire in un prompt, il modello cerca nel suo archivio e identifica le immagini corrispondenti… che sono milioni. Per cui in un certo senso, se il sistema cerca “gatto”, accomuna milioni di immagini di gatto, che si riferiscono tutte all’idea (eidos) di gatto, descritta da una parola, o meglio, da parole diverse in tutte le lingue con lo stesso significato: gatto. Si tratta di una “idea di gatto interlinguistica” che non coincide con una specifica immagine di un gatto, ma si avvicina all’ideogramma di un gatto, o meglio, assecondando Platone, All’idea di gatto.
Tra i documenti scambiati con diversi sistemi elettronici dai gruppi di lavoro internazionali nel Network Planetario dell’arte del 1986, questo articolo del gruppo di Pittsburgh commentava le ricerche italiane definendole pertinenti ad un codice visivo interlinguistico, il “video esperanto” costituito da ideogrammi etichettati da parole in più lingue.
Qualcosa che in qualche modo allude alle “idee” dell’intelligenza artificiale, in cui immagini e parole convergono.
