Immediatamente dopo la sua elezione, papa Leone XIV ha ricondotto addirittura il suo nome alla sfida sociale della Intelligenza Artificiale. Diverse sono le ragioni, ma la principale riconduce al fatto che il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum Novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.

Nella Nota “Antiqua Et Nova” si attribuisce a Papa Francesco questa osservazione: «I dati finora raccolti sembrano suggerire che le tecnologie digitali siano servite ad aumentare le disuguaglianze nel mondo. Non solo le differenze di ricchezza materiale, che pure sono importanti, ma anche quelle di accesso all’influenza politica e sociale»

Il documento vaticano prosegue con queste osservazioni: “In questo senso, l’IA potrebbe essere usata per protrarre situazioni di marginalizzazione e discriminazione, per creare nuove forme di povertà, per allargare il “divario digitale” e aggravare le disuguaglianze sociali. Inoltre, il fatto che attualmente la maggior parte del potere sulle principali applicazioni dell’IA sia concentrato nelle mani di poche potenti aziende solleva notevoli preoccupazioni etiche”.

La Chiesa evidenzia i rischi socio-economici associati all’adozione dell’IA nei contesti produttivi, sottolineando come l’attuale approccio tecnologico tenda a subordinare il lavoro umano alle logiche dell’efficienza e dell’automazione, anziché impiegare l’IA come leva per valorizzare il capitale umano. La sostituzione sistematica del lavoro umano con sistemi intelligenti può infatti generare effetti regressivi, tra cui dequalificazione professionale, aumento della precarietà, sorveglianza automatizzata, e spersonalizzazione dei ruoli lavorativi.

Inoltre, viene segnalato il pericolo di una concentrazione asimmetrica dei benefici economici, dove pochi attori dominanti nel mercato digitale possono ottenere vantaggi sproporzionati, a scapito della coesione sociale e dell’inclusione occupazionale. Questo processo alimenta una visione tecnocratica del sistema produttivo, che tende a marginalizzare i soggetti economicamente meno performanti e ad attribuire valore solo all’efficienza misurabile, erodendo il riconoscimento del lavoro come bene relazionale, identitario e comunitario.

La Chiesa propone una visione dell’IA orientata all’antropocentrismo etico ed economico, dove l’innovazione tecnologica deve essere progettata per rafforzare la dignità del lavoro e supportare l’autonomia decisionale umana, piuttosto che soppiantarla. Il lavoro è concepito non solo come mezzo di sussistenza, ma come canale di sviluppo umano integrale, e pertanto la progettazione e l’implementazione dell’IA devono mantenere come obiettivo centrale la promozione dell’occupazione di qualità, la sicurezza sociale, e l’equità retributiva.

Approfondimenti