Va precisato che le Global Internet Company, Come Google o Facebook guadagnano in base al numero di link che ogni utente clicca, quindi le piattaforme stesse sono interessate a moltiplicare il numero di link presenti nei contenuti che propongono e ciò determina una potenziale forma di distrazione di deconcentrazione.

Il fenomeno degli algoritmi AI che puntano a moltiplicare le visualizzazioni e i link ipertestuali è al centro del saggio di Nicholas Carr “Is Google making us stupid?” in italiano “Google ci sta rendendo stupidi? – Che cosa Internet sta facendo al nostro cervello”. Questa ricerca documenta il fatto che la logica stessa di organizzazione e proposizione dei contenuti in rete tende a frammentarli e a non favorire l’approfondimento e la concentrazione.

Anche le pubblicità e i pop-up nelle pagine web spingono alla deconcentrazione. Tutto ciò accade in misura ancora più accentuata sui social media e su mobile.

Esistono forme di comunicazione – come Instagram ad esempio -che privilegiano la singola immagine, oppure filmati di estrema brevità – addirittura della durata di pochi secondi.

Questo tipo di comunicazione estremamente frammentaria, rapida e ripetuta può determinare una sostanziale riduzione della capacità di concentrazione che in alcune ricerche negli Stati Uniti è stata riscontrata scientificamente soprattutto nelle nuove generazioni.