Aldilà dei clamori suscitati dalla diffusione di massa dell’AI generativa dopo la rapida affermazione di ChatGPT, occorre riflettere su come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando la ricerca scientifica, con effetti ben più duraturi sul futuro dell’umanità. I premi Nobel Demis Hassabis, John M. Jumper e David Baker hanno utilizzato l’AI per lo studio delle proteine. David Baker ha sviluppato un software denominato Rosetta, per ottenere ciò che si credeva impossibile: creare proteine che non esistevano in precedenza e che possono avere funzioni completamente nuove. Baker nel 2003 ha pubblicato la sua scoperta e ha rilasciato il codice del suo software Rosetta, che è poi stato usato in nuove aree scientifiche. Demis Hassabis e John Jumper, con il loro team di Google DeepMind, hanno successivamente sviluppato AlphaFold, un modello di intelligenza artificiale capace di prevedere con precisione la struttura tridimensionale delle proteine. Il gruppo di ricerca ha poi creato una proteina, chiamata Top7, ha una struttura unica che non esiste in natura. La progettazione e la creazione di proteine sintetiche sta portando a grandi progressi nel combattere la malaria, nella decomposizione dei i rifiuti di plastica, e potrebbe accelerare la scoperta di nuove soluzioni farmaceutiche. L’intelligenza artificiale può ricreare composti naturali, ma può anche immaginare nuovi materiali. Tra le principali trasformazioni in corso nel mondo scientifico, la prima riguarda la produttività della ricerca: l’AI consente di analizzare grandi volumi di dati in tempi rapidissimi, favorendo progressi in campi complessi come la medicina, l’astrofisica, la chimica e la psicologia. Ad esempio, all’Heidelberg Institute si usano algoritmi per analizzare i dati delle galassie molto più velocemente che in passato, mentre a Stanford l’AI viene impiegata per affrontare problemi sociali, come la mappatura della povertà in Africa. Anche lo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, che necessitano analisi di impatto ambientale estremamente complesse, potrebbe accelerare grazie all’intelligenza artificiale. L’AI viene utilizzata per identificare modelli in moli di dati troppo complessi per essere analizzati e visibili dagli umani. È pensabile una prospettiva in cui i ricercatori non saranno più gli autori diretti delle nostre scoperte, ma saranno più simili a allenatori che addestrano e guidano una squadra di differenti intelligenze artificiali. Scienziati “estesi” dall’intelligenza artificiale da loro stessi addestrata.