L’archeologia identifica la nascita del primo alfabeto fonetico nella scrittura Proto-sinaitica, inventata da una popolazione semitica che adatta alcuni segni geroglifici egiziani ad esprimere i suoni della propria lingua.
Questa indicazione archeologica trova un suggestivo riscontro letterario nel racconto Biblico dell’avvento della scrittura sul monte Sinai, nel contesto dell’Esodo del popolo ebraico, guidato da Mosè in fuga dall’Egitto. Cresciuto nella corte egiziana, Mosè è protagonista di una rivoluzione tecnica e spirituale insieme, che con l’introduzione dell’alfabeto e delle tavole della legge inaugura la religione del libro, una cultura ancora condivisa dopo tre millenni da Ebrei, Cristiani e Mussulmani.
La rivoluzione cognitiva dell’alfabeto si manifesta come una profonda alterazione del corpo della scrittura, che da ideografica diventa fonetica e investe i principali sensi dell’uomo, la vista e l’udito, creando una esperienza per diversi aspetti a-sensoriale del linguaggio.
Nel passaggio dal sistema pittografico-ideografico a quello fonetico, la trasformazione del segno del bue (Alef) nella prima lettera dell’alfabeto semitico (Alef) – che diventa poi la greca Alfa, e la latina A – è una evidente rimozione del corpo visibile di un animale, trasformato in un segno convenzionale destinato solamente a rappresentare un suono. L’animale, il bue, deve scomparire e lasciare il posto al simbolo convenzionale di una lettera.
Nella scrittura fonetica l’immagine viene cancellata e il nuovo segno “A” comunica un suono (non udibile) direttamente all’anima (psiche).
La portata della tecnologia alfabetica non riguarda solo la possibilità di comunicare in una modalità innovativa per l’epoca, ma ha rivoluzionato la conoscenza e ha avuto un profondo impatto sull’etica e sulla religione.
Nel racconto biblico la cancellazione dell’immagine bovina coincide con la narrazione della vicenda del vitello d’oro: l’ultimo idolo degli israeliti che Mosè fa distruggere, mentre impone le tavole della nuova scrittura, aniconica. L’idolo egiziano del toro, Apis, viene relegato alla preistoria, mentre inizia la storia della Sacra Scrittura.
L’unico media ammesso d’ora in poi è l’alfabeto fonetico, una tecnologia rivoluzionaria che attraverso il libro parla direttamente all’anima. L’alfabeto divide nettamente i sensi e li depotenzia, adottando segni visibili che di fatto non vanno “visti” ma solo riconosciuti come indici convenzionali di suoni; i quali a loro volta non sono “uditi”, ma letti: nel silenzio dell’anima.
Il corpo stesso, con i suoi sensi e le sue pulsioni, viene rimosso. Compresi gli idoli, da Eidos, immagini, ancora oggi proibite nel culto da Ebrei e Mussulmani.
La rinuncia significa anche una perdita: nella nuova dimensione astratta dell’alfabeto si perde la dimensione emozionale, visiva, corporea del pensiero primitivo.

L’immagine è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0). Opera di Gualtiero e Roberto Carraro – Homo Extensus. Riportare citazione degli autori e link alla pagina originale.