La costruzione del metodo prospettico di rappresentazione grafica della realtà tridimensionale è il momento scatenante della parabola dell’arte del Rinascimento, emblema della convergenza tra arte e scienza. La pittura fiorentina del Rinascimento è uno dei più alti episodi della storia dell’arte universale, e annovera una serie di maestri di livello assoluto, accomunati da una linea di ricerca unitaria che nasce dalla rappresentazione prospettica della realtà, ma si sviluppa con una serie di acquisizioni in un processo che lo storico d’arte Ernst Gombrich definisce “la conquista della realtà”. L’uomo del Rinascimento grazie alla prospettiva vede il mondo come mai l’aveva percepito prima. Ed è in grado di progettare mondi tridimensionali riconducibili a leggi scientifiche. Nell’Italia del Quattrocento si scatena una vera rivoluzione dell’arte: gli artisti italiani, ispirati dal nuovo paradigma della tecnica prospettica, competono per rappresentare in modo veritiero la natura. Insieme a Brunelleschi Masaccio crea il buco prospettico della Trinità per provocare i fiorentini nella chiesa di Santa Maria Novella. Donatello applica la prospettiva alla scultura, ideando la sorprendente tecnica dello stiacciato. Paolo Uccello e Piero della Francesca sviluppano narrazioni geometriche. Francesco di Giorgio Martini prospetta città ideali. Bramante applica la prospettiva alla architettura, anticipando il Barocco. Leonardo inventa la prospettiva aerea, inserendoci l’opacità vibrante dell’atmosfera. Brunelleschi portando la sua macchina prospettica in piazza aveva provocato uno straordinario shock intellettuale, donando all’umanità un nuovo modo di vedere il mondo. Aveva esteso la visione umana.