Alla domanda sulla autenticità delle opere d’arte create dall’AI si può rispondere solo identificando il nuovo ruolo dell’artista di fronte all’intelligenza artificiale. L’artista contemporaneo oggi non è più solo: l’AI è un “altro” con cui collabora. Come nel Surrealismo o nell’automatismo creativo novecentesco, oggi l’artista usando l’intelligenza artificiale rinuncia al controllo totale sull’opera favorendo processi di cui non ha piena consapevolezza, in qualche modo “inconsci”. Se però il pittore surrealista demandava parte dei processi creativi al suo inconscio individuale, l’artista che usa l’intelligenza artificiale generativa demanda una parte consistente dei processi generativi dell’opera alla rete tecnologica globale. L’AI generativa crea immagini partendo da database enormi di immagini, suoni, video, testi, comportandosi come un nuovo tipo di mente universale, modellata su un “inconscio collettivo. L’utente interagisce attraverso prompt testuali, che vengono tradotti nello “spazio latente” – una dimensione artificiale dove avviene la generazione tecnologica di immagini. La vastità iconografica disponibile e la velocità del processo produttivo forniscono all’artista uno strumento non paragonabile alle tecniche artistiche precedenti.