Il Transumanesimo (o Transumanismo, a volte abbreviato con >H o H+ o H-plus) è un movimento che intende promuovere l’uso delle innovazioni tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare gli aspetti considerati indesiderabili della condizione umana, come la malattia e l’invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana.
In particolare, i transumanisti ritengono che l’intelligenza artificiale un giorno supererà quella umana e porterà quindi alla singolarità tecnologica.
Uno dei primi teorici del Transumanesimo è stato il gesuita e paleoantropologo Pierre Teilhard de Chardin, anche se la definizione più nota è di Julian Huxley: «l’uomo che rimane umano, ma che trascende sé stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana, per la sua natura umana”.
Max More concepisce il Transumanesimo come «una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana». Nella definizione di Per Robin Hanson si allude anche a uno spettro temporale della sua attuazione: «Il Transumanesimo è l’idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti ‘umani’».
Nella Nota Vaticana “Antiqua et Nova” si afferma in proposito: “Alcuni sostengono che una tale IA potrebbe un giorno raggiungere lo stadio di “superintelligenza”, oltrepassando la capacità intellettuale umana, o contribuire alla “superlongevità” grazie ai progressi delle biotecnologie. Altri temono che queste possibilità, per quanto ipotetiche, arrivino un giorno a mettere in ombra la stessa persona umana, mentre altri ancora accolgono con favore questa possibile trasformazione.”
Diverse forme di amortalità derivano anche dall’ipotetica applicazione di biotecnologie futuristiche. Luca Grion usa l’espressione “vivere senza scadenza”.
La maggior parte dei transumanisti non crede in un’anima umana trascendente, ma confida nella compatibilità delle menti umane con l’hardware dei computer, pensando che la coscienza individuale possa, un giorno, essere trasferita o emulata su un supporto digitale; tale tecnica si chiama “mind uploading”.
Queste visioni portano all’idea del Cyborg, un essere ibrido uomo-macchina, un’idea alla base anche della tecnologia sviluppata da Neuralink, l’azienda di Elon Musk che sta elaborando interfacce neurali impiantabili per connettere il cervello umano con dispositivi esterni, come computer. L’obiettivo è quello di creare un’interfaccia cervello-computer che possa restituire l’autonomia a persone con problemi che la scienza medica non riesce a risolvere. In realtà Neuralink mira a creare interfacce neurali generalizzate che possano essere utilizzate da un’ampia gamma di persone per sbloccare il potenziale umano.
Le attuali sperimentazioni sull’utilizzo di queste tecnologie per il superamento di disabilità, come ad esempio la cecità, sono interessanti, ma questo ambito investe importanti questioni etiche e legali, tutt’altro che risolte. E qui, in particolare, la componente etica è rilevante.
La visione transumanista non corrisponde all’idea di Homo Extensus, che noi qui cerchiamo di sviluppare e che invece allude a un salto evolutivo dell’intelligenza umana naturale, sul modello di altre rivoluzioni culturali avvenute in passato nell’interazione tra l’intelligenza umana stessa e tecnologie cognitive storiche, come ad esempio l’alfabeto o gli strumenti di osservazione scientifica. Questo argomento è già stato ampiamente trattato in alcuni capitoli in questo libro che, nelle intenzioni degli autori, ha proprio lo scopo di immaginare questo salto evolutivo come un esito positivo dell’avvento dell’AI, cercando di suscitare interesse e di guadagnare forze ideative alla causa della costruzione di un’intelligenza umana che tale rimanga, sia pur estesa dalle facoltà dell’intelligenza delle macchine.