Video Abstract
Nell’evoluzione dell’intelligenza umana le più grandi mutazioni possono essere ricondotte a personalità geniali, che hanno saputo interagire correttamente con le tecnologie cognitive. Tra questi citiamo ad esempio i primi filosofi greci nell’era antica, gli scienziati del metodo sperimentale nell’età moderna, i precursori dell’arte contemporanea.
Stiamo parlando di singole persone storicamente esistite, che hanno saputo far compiere balzi evolutivi alla cultura partendo dall’adozione di tecnologie cognitive: ad esempio Mosè, che sul Sinai introduce l’alfabeto e il monoteismo, Platone e Aristotele che consolidano il pensiero filosofico scritto prendendo definitivamente le distanze dal mito orale, Galileo che utilizza il telescopio e altre tecnologie di osservazione e misurazione per avviare il metodo scientifico sperimentale, gli impressionisti che reagiscono alla shock della invenzione della fotografia inaugurando il percorso dell’arte contemporanea. Le mutazioni innescate nella storia dell’uomo dai geni cognitivi cambiano il DNA dell’intelligenza umana, generando nuove forme evolutive, organismi culturali e generi di civiltà spesso incompatibili con le specie cognitive precedenti.
In ogni mutazione evolutiva, qualcosa viene perso, e qualcos’altro viene acquisito. Si tratta spesso di conquiste ambivalenti, associate anche a conflitti, alla scomparsa di civiltà, o alla perdita di patrimoni culturali. Ma la storia biologica e umana insegna che nel tempo, tra perdite e acquisizioni, ha prevalso la somma positiva: la specie del Sapiens si è infatti evoluta in forme più avanzate, adattate, vincenti nella selezione naturale e storica. Quando i Greci – o i Maori in Oceania – adottano la scrittura alfabetica, perdono la capacità di ricordare e cantare a memoria i miti orali per giorni interi, ma nel contempo, in Grecia, nasce la filosofia con il sapere razionale, che pone le basi per le successive rivoluzioni scientifiche e tecniche.
Anche oggi è ragionevole aspettarsi che alcune facoltà intellettuali vengano sostituite o rese atrofiche dalle tecnologie cognitive dell’AI. Ma l’importante porre le basi affinché ancora una volta, come per il passato, l’intelligenza umana sia in grado di compiere una evoluzione positiva: se prevedere una direzione è oggi prematuro, occorre cominciare a immaginare quali nuove forme potrà assumere l’intelligenza umana estesa dall’ interazione con quella artificiale.

L’immagine è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0). Opera di Gualtiero e Roberto Carraro – Homo Extensus. Riportare citazione degli autori e link alla pagina originale