Venendo al dibattito odierno sulla Singularity, il supposto superamento futuro dell’Intelligenza Artificiale rispetto a quella umana, va osservato che anche in passato l’avvento dell’alfabeto è stato associato ad una intelligenza considerata sovrumana, quella che nella Bibbia viene definita la “parola di Dio”, l’espressione dell’essere sovrumano ed eterno che ha guidato l’umanità con i suoi precetti.
Al di là delle posizioni a favore o contro l’esistenza di Dio, il potere sovrumano della tecnica della scrittura alfabetica si esprime nella capacità di fissare e rendere eterna la parola, consentendone il trasferimento attraverso il libro, superando i limiti spaziali e temporali dell’esistenza umana. Nella Bibbia la parola scritta diventa la legge divina, la Torah, che assoggetta l’uomo ad un nuovo ordine legale, mentale, morale e spirituale.
Mentre la voce umana primitiva scompare dopo essere stata pronunciata, la parola scritta diventa eterna, immortale, come la scrittura stessa che sopravvive nei millenni trascrivendosi da un supporto materiale all’altro: dalle tavole di pietra ai rotoli, dai libri stampati alle pagine sul web.
Le tecnologie cognitive, dall’alfabeto all’AI, hanno un elevato potenziale di condizionamento dell’intelligenza umana, sia in termini positivi che negativi.
Come intendiamo quindi porci di fronte all’avvento futuro della Super-Intelligenza Artificiale (ASI)?
Pensiamo di prenderne il controllo, o di alienare la nostra autonomia intellettuale a favore dell’effetto sovrumano di una tecnica artificiale, non arrivata dal cielo ma inventata dall’uomo?