Dopo la crisi del mondo antico e l’era medievale, una profonda rivoluzione cognitiva nella cultura occidentale avviene nel Rinascimento, e in particolare nel mondo delle arti figurative.

La prospettiva lineare è un sistema per rappresentare lo spazio tridimensionale su una superficie bidimensionale ideato a Firenze nel XV secolo. Si basa sull’intuizione che le linee di un ambiente tridimensionale dipinto su un piano bidimensionale, come una stanza o una strada, convergono in un punto all’orizzonte, detto “punto di fuga”, per cui gli oggetti rimpiccioliscono in proporzione alla loro lontananza. Una idea oggi ben nota a tutti, ma che in quel momento fu un vero shock, che stimolò una vera e propria rivoluzione cognitiva nel mondo dell’arte. Con l’affermazione della prospettiva l’Occidente sposta il suo sguardo dall’aldilà al mondo reale: dopo i secoli bui, l’arte, anticipando la scienza, riapre gli occhi per riscoprire l’uomo e la realtà che lo circonda. È stata quindi una metodologia basata su una tecnologia cognitiva – la tecnica prospettica – che ha stimolato la rivoluzione del Rinascimento, e ha creato una nuova rappresentazione della realtà che ha anticipato il metodo scientifico, dando forma ad uno dei momenti più elevati dell’arte universale. I maestri rinascimentali elaborano la tecnica prospettica, una rappresentazione innovativa dello spazio in 3D tuttora valida, basata su modelli matematici come fa oggi la realtà virtuale, che simula il mondo con i nuovi media digitali. È a due architetti, Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti, che si deve la scoperta della prospettiva e l’elaborazione delle regole matematiche che la governano. Brunelleschi attorno al 1413 crea degli strumenti ottici per dimostrare la teoria prospettica e porta in piazza del Duomo una sorta di “prospettografo”, un pannello quadrato che rappresenta in prospettiva il battistero di San Giovanni. Si ipotizza che si trattasse di un quadro dipinto con un piccolo buco al centro, mediante il quale il pubblico poteva verificare la coincidenza delle linee prospettiche. La tecnica di Brunelleschi anticipa altre macchine ideate da pittori e architetti per rappresentare il mondo in prospettiva. Nel trattato “De pictura” Alberti descrive sistematicamente il metodo prospettico, che influenzerà per secoli la storia dell’arte, e che tuttora è alle base delle rappresentazioni 3D e della realtà virtuale. I prospettografi più diffusi si basano sul principio, formulato da Leon Battista Alberti e poi sistematizzato da Leonardo da Vinci, che consiste nell’intercettare e fissare l’immagine su un piano che interseca il cono visivo. Questo piano è solitamente rappresentato da un velo o da una lastra di vetro – in ogni caso, una superficie trasparente sulla quale è possibile disegnare direttamente ciò che si osserva. L’osservatore fissa il proprio punto di vista attraverso un foro o un mirino, che lo costringe a mantenere stabile la posizione dell’occhio. Un altro tipo di prospettografo utilizza invece un piano con un reticolo che scompone e organizza la scena visiva in porzioni regolari, permettendo al disegnatore di trasferirla fedelmente su un foglio di carta anch’esso suddiviso in una griglia corrispondente.