Sull’altro fronte della rivoluzione descritta, non quello dei pittori ma quello dei fotografi, rapidamente la nuova tecnica si afferma e conquista un ruolo centrale nella società moderna. Per l’uomo moderno risulta vero ciò che è fotografato. Se un pittore dipingeva una battaglia mesi o anni dopo il suo avvenimento, seguendo soggettivamente descrizioni verbali, il fotografo diventa reporter ed entra nel campo di battaglia, registrando meccanicamente e quindi “oggettivamente” l’evento. E questo vale per tutti gli eventi, che grazie alla stampa vengono comunicati e condivisi da tutto il mondo. La fotografia crea una immagine del mondo a cui si attribuisce assoluta veridicità. La natura meccanica, non interpretata, garantisce allo scatto fotografico, e poi alla ripresa video, un indiscusso valore di autenticità nei media fino al XXI secolo, valore riconosciuto persino a livello legale. I deepfake prodotti dall’intelligenza artificiale non scalfiscono questo primato della fotografia, che è ontologicamente vera perché generata direttamente dalla scansione della realtà, mentre le immagini dell’AI generativa vengono prodotte da processi digitali; non fanno parte dei media reali, ma sono media sintetici. E da questo punto di vista, sostanzialmente inferiori.