L’esame dei precedenti storici, in cui alcune tecnologie cognitive inventate dall’umanità (alfabeto, strumenti scientifici, fotografia) hanno determinato, grazie alla genialità di alcuni uomini, la nascita di nuove forme di intelligenza umana, favorisce l’analisi dell’avvento della Intelligenza Artificiale per provare a immaginare le future forme dell’Intelligenza Estesa, ossia le forme che assumerà l’intelletto umano interagendo con la rivoluzione cognitiva dell’AI.

Va chiarito che la portata storica dell’IA non è limitata a specifici ambiti disciplinari, come è stato in passato per la rivoluzione scientifica o l’arte contemporanea, ma è comparabile con l’impatto dell’alfabeto, che ha investito l’intera società e cultura umana.

Se l’avvento della scrittura ha portato al passaggio dalla preistoria alla storia, siamo allora di fronte ad una rivoluzione che potrebbe essere definita post-storia.

Uno degli aspetti caratterizzanti di quest’epoca è l’accelerazione del tempo, o più esattamente dell’evoluzione della tecnologia e della civiltà umana.

Questa accelerazione è già iniziata negli anni ’60 del XX secolo, quando è stata enunciata la legge di Moore: «La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi”. Con l’Intelligenza Artificiale, il deep learning e altre tecnologie correlate, l’accelerazione è ulteriormente aumentata.

La rapidità riguarda anche l’esecuzione dei processi delle macchine digitali, che ormai da tempo hanno superato quella del cervello umano secondo diversi parametri, dalla rapidità di esecuzione alla precisione del risultato. Nella vita quotidiana utilizziamo continuamente processi digitali, con o senza AI, molto più veloci della nostra mente, ad esempio nel calcolo, nella ricerca su web, nella navigazione stradale, e oggi anche nella generazione di contenuti.

Tutto ciò non ha determinato ad oggi un salto evolutivo nella intelligenza umana, ma siamo solo all’inizio.