Nello scenario globale dell’Intelligenza Artificiale, l’Europa ha maturato un notevole ritardo negli sviluppi delle tecnologie di base, difficilmente colmabile anche a causa della distanza in termini di investimenti rispetto a USA e Cina. Tuttavia il ruolo dell’Europa non può limitarsi alla funzione dell’arbitro regolatore tra i due concorrenti americano e asiatico.

L’Europa può trovare nicchie corrette di applicazione operativa e dispositiva dell’Intelligenza Artificiale nei settori economici e industriali, come peraltro indicato nel rapporto Draghi del 9 settembre 2024.

La specializzazione dei modelli AI in attinenza ai diversi settori dell’industria e delle imprese in generale è una tendenza già in corso, e si accentuerà, ad esempio nel settore dei viaggi, degli immobili, della salute, della domotica.

Oltre all’efficienza e all’affidabilità dei modelli AI), per le imprese è fondamentale avere il controllo diretto dei propri dati, non essere tenute a diffonderli in rete o a vantaggio di concorrenti. L’integrazione dell’AI nelle aziende comporta modelli AI e dati più specializzati, protetti e proprietari. Si parla quindi di fonti e basi dati personalizzate, proprietarie, governate dalle aziende stesse.

All’Europa serve una strategia industriale sull’Intelligenza Artificiale, basata su diversi presupposti: in breve tempo le tecnologie AI di base saranno delle commodity ampiamente disponibili anche in opensource, la bolla speculativa finanziaria potrebbe esplodere mettendo a nudo i limiti dell’attuale modello di sviluppo e di business dell’AI. Diversi soggetti socioeconomici – pubblici e privati – andranno alla ricerca di soluzioni più controllabili, sicure, trasparenti, alternative agli attuali approcci che evidenziano rischi sul piano legale, psicologico, educativo, occupazionale.

L’Europa può posizionarsi nel mercato dell’AI fornendo servizi in linea con queste esigenze e prospettive.

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