Di fronte alla crescente invasione dell’Intelligenza Artificiale, che promette di superare largamente quella umana e di sostituirla in molte funzioni e mansioni professionali, anche sofisticate, si assiste nelle nuove generazioni a uno smarrimento diffuso, a una forte preoccupazione per le prospettive individuali di crescita e di successo.

Questo si traduce in insicurezza e, in molti casi, in un crollo della motivazione allo studio. La domanda sottesa a questa reazione e che implicitamente si pongono gli studenti è: perché impegnarsi nell’acquisizione di competenze complesse, se queste sono destinate a essere rapidamente superate in quanto sostituibili dall’AI?

Conoscere una lingua straniera, saper programmare in un codice informatico, creare immagini di alta qualità sono attività ormai svolte egregiamente dai modelli AI più avanzati.

L’impostazione dei corsi professionali e universitari attuali rischia di risultare rapidamente obsoleta, e il sistema scolastico non ha la necessaria rapidità di evoluzione per adattarsi alle trasformazioni davvero epocali introdotte dall’Intelligenza Artificiale.

Ma la motivazione è alla base di tutto. D’altra parte, se si escludono i metodi educativi superati, basati sulla coercizione e sulla violenza, resta in campo e viene a trovarsi in prima linea il principio motivazionale, che però sta cominciando a crollare, non solo negli studenti, ma anche nei docenti, che oggi cominciano a percepire, se non proprio l’inconsistenza o la futilità, comunque una sorta di surrogabilità delle competenze e conoscenze che stanno da sempre trasmettendo: anche leggere e scrivere, considerate competenze di base, risultano oggi sempre più facilmente sostituibili dalle funzionalità dell’AI generativa, che sta evolvendo verso forme di interazione e informazione vocale con una velocità che sembra incontenibile.

Queste prestazioni dell’AI sono apprezzabili e anzi preziose per garantire a portatori di bisogni educativi speciali pari opportunità rispetto ai compagni di studio, ma assumono un ruolo negativo nei confronti degli stessi compagni normodotati, allorché ne allentano la motivazione o si sostituiscono alle abilità personali, inibendone addirittura l’acquisizione, proprio in virtù dello scoraggiamento o dell’allentamento della spinta motivazionale.

Cogliere tutti gli elementi e i fattori di questa avanzata tecnologica e prevederne portata ed effetti è complesso e richiede un’analisi approfondita; ma questa analisi urge e va effettuata in tempi rapidi, che consentano risposte altrettanto tempestive.

I tempi di reazione del sistema educativo sono lunghi e appare evidente che occorre invece una rapida reazione, una presa di coscienza fattiva per riattribuire centralità al ruolo della scuola e degli educatori umani nell’era dell’AI. Da una parte è necessario capire il fenomeno e la portata della rivoluzione AI, dall’altra occorre sviluppare metodologie per assumerne il controllo.

La visione dell’Homo Extensus punta a dare risposte in questa direzione.