Una prospettiva non immediata ma decisamente inquietante e rivoluzionaria è quella dell’educazione bionica, sostenuta da diverse correnti trans umanistiche e perseguita da aziende tecnologiche come Neuralink di Elon Musk. Si tratta di costruire protesi digitali da connettere direttamente al cervello umano, inizialmente per curare danni neurologici di persone con malattie cerebrali, ma in futuro anche per potenziare la mente umana grazie alla simbiosi con l’Intelligenza Artificiale.

In alcuni ambiti accademici il concetto di Intelligenza Estesa, che in questo testo è applicato all’Intelligenza Umana naturale che evolve interagendo con quella artificiale – viene inteso invece in senso bionico, e riferito a sperimentazioni legate a impianti di protesi neurali. I primi impianti di microchip sono avvenuti nel 2023 nel cervello di persone paraplegiche.

Attali nel suo saggio “Conoscenza o barbarie” lancia un allarme: lo scenario dell’educazione bionica può portare a una società polarizzata in cui solo una élite ricca e potente potrà permettersi di dotare i propri figli dei migliori artefatti tecnologici, una classe media si dovrà accontentare dei surrogati e la massa affonderà nell’ignoranza.

Peraltro le protesi bioniche presentano un elevato rischio potenziale di atrofia mentale per l’uomo: col loro utilizzo si giungerebbe a stravolgere l’idea stessa di mente naturale, che invece resta saldamente posizionata al centro della visione dell’Homo Extensus.

L’educazione bionica al momento resta una promessa dentro a una prospettiva futuristica ed è ancora presto per valutare se sarà mai realizzata e come. Mentre è plausibile l’adozione in ambito medico, per riparare danni cerebrali, è molto più dubbia, anche sul piano etico, l’applicazione di impianti bionici su scala di massa e quindi anche per fini educativi. Tuttavia, a livello teorico, in questa nostra analisi è importante tenere conto anche di questo potenziale filone evolutivo.