L’ingresso dell’intelligenza artificiale nella scuola sta scatenando un acceso dibattito nella comunità educativa. Come già avvenuto per l’uso dei telefonini, tuttora in discussione, l’atteggiamento dominante è ostile. La scuola mantiene sostanzialmente la stessa forma da millenni. Il docente in cattedra, con una lavagna, gli studenti nei banchi, con i libri che usano soprattutto fuori dalla scuola. Obiettivo primario: imparare a fondo il linguaggio alfanumerico. Ovviamente è una semplificazione, la scuola è da sempre maestra di vita, il luogo in cui si consolidano le cosiddette soft skill, le competenze personali e sociali profonde. Esistono inoltre da secoli scuole diverse, molto avanzate e innovative e, soprattutto per gli studenti più piccoli, sono state sperimentate varie forme di riorganizzazione dello spazio scolastico, alla ricerca anche di un’evoluzione del rapporto tra docente e studente.

Da decenni le tecnologie digitali sono state diffusamente introdotte nella scuola, ma la forma educativa più diffusa resta ancor oggi quella della didattica frontale nella classe e del libro per lo studio individuale a casa: l’uso di schermi al posto delle lavagne e di tablet al posto dei quaderni non ha fin qui rivoluzionato il paradigma.

L’intelligenza artificiale, associata alla realtà virtuale ed aumentata, potrebbe scardinare lo schema tradizionale dell’aula scolastica, e imporre nuovi modelli relazionali e spaziali, ridefinendo in modo radicale il ruolo del docente, le attività degli studenti e l’esperienza didattica stessa.

La presenza dell’intelligenza artificiale in classe, non essendo l’AI presente in natura, ma fruibile attraverso device digitali, avviene come noto attraverso dispositivi tecnologici che ne permettono la fruizione in varie modalità, tra cui quella offerta dalla recente introduzione in ambito educativo dei visori di realtà estesa.

Allo stato attuale, l’AI si profila come un ingombrante “convitato di pietra” che sta entrando nella scuola per restarci: diventa quindi necessario immaginare le nuove forme della scuola “estesa all’intelligenza artificiale”. E allora ci si dovrà chiedere in che modo l’AI si relaziona al docente, come va usata dagli studenti, in che modo si integra nelle tecnologie didattiche. E le risposte devono innanzitutto considerare che la scuola è finalizzata alla crescita dell’intelligenza umana, ma che questa intelligenza, nell’epoca dell’intelligenza artificiale, deve cambiare forma…deve “estendersi”. È dunque fondamentale cambiare paradigma nella pedagogia del prossimo futuro, elaborando inedite metodologie didattiche e interazioni delle stesse con le nuove tecnologie, che includano l’AI e la utilizzino, ma che siano alla base ispirate e finalizzate alla tutela e al potenziamento o estensione dell’intelligenza umana.