L’uomo non è fatto di lettere e numeri, e nemmeno di algoritmi e dati.

La rimozione pulsionale realizzata dalla scrittura alfabetica ci ha portato al pensiero astratto, abilitato dall’alfabeto e dai segni matematici.

L’uomo non è fatto di lettere e numeri, e nemmeno di algoritmi e dati. La rimozione pulsionale realizzata dalla scrittura alfabetica ci ha portato al pensiero astratto, abilitato dall’alfabeto e dai segni matematici. Di fronte all’affermarsi dell’intelligenza artificiale, che non ha corpo, occorre recuperare la dimensione corporea e spaziale della conoscenza e dell’apprendimento, distintiva dell’essere umano. Potremmo definire “logosomatica” quella forma di pensiero che valorizza pienamente il corpo come attore protagonista della conoscenza umana. Le neuroscienze hanno evidenziato che nella storia evolutiva è fondamentale sapersi orientare in ambienti diversi e ricordarsi aree sicure e con risorse vitali e che i luoghi in cui viviamo ci plasmano continuamente.
Se i neuroni GPS, scoperte dai Nobel O’Kefee, May Britt e Moser, sono cellule cerebrali che ci aiutano a navigare nello spazio fisico, essi contribuiscono anche alla costruzione della memoria autobiografica, in cui l’identità personale è associata a luoghi e tempi specifici.
Le cellule di luogo creano una mappa interna dello spazio circostante, le cellule griglia creano una griglia virtuale che mappa l’ambiente, calcolando distanza e direzione; altre cellule specifiche rilevano la direzione della testa e danno informazioni sull’orientamento nello spazio circostante.
Il cervello crea anche una mappa sociale della posizione delle altre persone con cui ci relazioniamo.
Quando le nostre relazioni si svolgono attraverso i social o per via telematica, ad esempio nelle video call, il nostro cervello non è stimolato a compiere alcuna delle operazioni di cui abbiamo appena parlato: social e video call sono assenze di luogo, e indeboliscono l’identità personale e i ruoli sociali, rinforzati quando le relazioni interpersonali avvengono in spazi fisici.
Il senso del luogo produce la “placeness”, un insieme di emozioni e informazioni che rendono il luogo unico e speciale. Se ne desume che nell’apprendimento l’esperienza motoria, spaziale, corporea è e deve restare centrale e fondamentale. Va inoltre indagata un’altra nuova dimensione dell’apprendimento, quella delle tecnologie immersive, anche integrate con l’Intelligenza Artificiale, una sfida fondamentale per le future forme del sapere.