Restando nel contesto delle nuove tecnologie cognitive, è possibile immaginare la realtà virtuale – oggi molto diffusa nelle forme videoludiche – come una potenziale enciclopedia della memoria e della cultura umana?
L’idea di una memoria artificiale (Artificiosa memoria) basata su ambienti virtuali risale alla cultura classica, quando fu elaborata la metodologia dell’arte della memoria. Si trattava di un sistema mnemotecnico visuale, basato su ambienti virtuali (i Loci) e immagini (Imagines). Per memorizzare grandi quantità di informazioni complesse, l’individuo doveva costruire nella sua mente un palazzo immaginario, nel quale i contenuti venivano organizzati all’interno di stanze e associati a simboli evocativi. Simonide di Ceo, autore del V sec. a.C., è il padre della tecnica dei loci. Nella civiltà romana il metodo viene ripreso da Marco Tullio Cicerone. Nel medioevo un esempio di Arte della Memoria collettiva è la struttura della Divina Commedia di Dante. Le cattedrali medievali, dense di sculture ed affreschi, sono grandiosi esempi di palazzi della memoria dedicati alla rappresentazione del racconto biblico e dei valori cristiani. Venivano utilizzate per comunicare per immagini a chi non sapeva leggere, ossia alla maggioranza della popolazione. Il più spettacolare esempio di palazzo della memoria biblico è la cappella Sistina. Giulio Camillo è autore del Teatro della Memoria rinascimentale, XVI secolo. Alla stessa epoca risale il Palazzo della Memoria di Matteo Ricci, missionario gesuita in Cina, che oltre a realizzare il primo dizionario cinese-occidentale, realizza una sintesi della cultura europea e cristiana rielaborando il codice visivo degli ideogrammi con il metodo dell’arte della memoria. Ci appare decisamente trascurato il potenziale culturale del paradigma del palazzo mnemonico ciceroniano – riassunto nella frase “constat artificiosa memoria ex locis et imaginibus” (la memoria artificiale è costituita da luoghi e da immagini). Va osservato che in questa chiave sono interpretabili centinaia di cattedrali, e alcune delle maggiori acquisizioni culturali dell’umanità, come la concezione del cosmo dantesco e il già citato impianto iconografico della Cappella Sistina.
Queste intuizioni, umanistiche e filosofiche, possono trovare applicazione anche nell’era della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale: Cicerone parlava già di “memoria artificiale”, intesa come risultato dell’applicazione della mnemotecnica all’apprendimento.
Possiamo oggi riscoprire e ripensare la teoria dei loci alla luce delle tecnologie immersive, che propongono esperienze cognitive cinestetiche completamente diverse da quelle della lettura alfabetica. Si tratta di un campo inesplorato del sapere che necessita ricerche fondative, un mondo in cui l’intelligenza estesa può espandersi.
Le applicazioni virtuali dell’arte della memoria possono risultare efficaci nel settore della formazione e della cultura, soprattutto nel momento in cui l’intelligenza artificiale cerca nuove modalità esperienziali e formali diverse dal libro.

L’immagine è rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0). Opera di Gualtiero e Roberto Carraro – Homo Extensus. Riportare citazione degli autori e link alla pagina originale.