Scrive Elon Musk: “La vera domanda sarà sul significato. Se computer e robot possono fare tutto meglio di te, la tua vita ha ancora un senso? Penso che ci possa essere ancora un ruolo per gli umani in questo – potremmo essere noi a dare un significato all’IA”. Detto da un protagonista entusiastico dell’innovazione tecnologica, che con le sue risorse può addirittura determinare tempi e modi dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale, questa dichiarazione suona strana: è quasi l’ammissione che, al di sopra delle magnifiche sorti progressive della tecnologia, esiste una sfera superiore, del tutto umana, che è quella del senso.

Il ruolo dell’Homo Extensus riguarda anche la dotazione di senso alle tecnologie di Intelligenza Artificiale.

Le domande e le risposte sul senso non fanno parte dell’ambito scientifico e tecnologico, ma di quello spirituale. Forse nell’Homo Extensus è necessario cercare quella luce divina che nella Sacra Scrittura ci suggerisce di considerarci “figli di Dio”. Di certo, l’uomo deve coltivare in sé il “senso” di responsabilità verso gli altri e la terra, che hanno sempre più bisogno di cure e attenzioni.

Un “senso” che non può certo essere affidato alla macchina, il cui “significato” deve essere chiaramente definito e indicato dagli uomini nel servizio e nel sostegno alla loro esperienza sulla Terra.