Il museo, grazie alla rete e alle simulazioni sintetiche, esce dal suo spazio chiuso e pervade il territorio, ad esempio ricollocando virtualmente i reperti nel loro contesto originario, in cui, viceversa, si apre uno stargate immersivo che riporta virtualmente nel museo.

I musei grazie al digitale entrano nelle scuole, nelle università, si internazionalizzano coinvolgendo nuovi target.

Nel museo e nelle scuole, all’interno di laboratori didattici, si possono creare nuove esperienze di fruizione e rielaborazione dei contenuti museali.

Le ultime evoluzioni dell’intelligenza artificiale generativa integrate con la realtà estesa permettono di concepire ambienti conversazionali, in cui diversi tipologie eterogenee di utenti possono dialogare in forme diverse con il museo: il dialogo può avvenire in più lingue, essere adattato per contenuti e forma a età diverse, a diverse culture e abilità. Gli Avatar conversazionali possono sostenere la parte di personaggi e popolazioni del passato, che riprendono vita e parola grazie all’Intelligenza Artificiale. Ogni museo potrebbe avere un proprio “genius loci”, un protagonista storico, che lo rappresenta: l’intelligenza artificiale può rigenerarlo a partire da ritratti o dipinti, e creare un video racconto in prima persona, rendendo protagonista nel presente un messaggero che torna dal passato.

È uno scenario nuovo che può risultare molto attraente ed efficace per chi si approccia all’accesso a contenuti culturali e storici e, al contempo, è uno scenario che necessita di nuove competenze e figure di professionisti per l’industria culturale.