Il libro, che nella sua evoluzione millenaria nel Rinascimento ha vissuto la rivoluzione della stampa di Gutenberg, mantiene ancora oggi un ruolo determinante nello sviluppo e nella trasmissione del sapere profondo. I mass media, L’editoria elettronica, Internet, le App, non hanno scalfito questo ruolo dominante del libro nella formazione culturale, che mantiene una centralità sorprendentemente resiliente. Molti analisti riconoscono al libro una inalterata efficacia didattica anche nell’era del digitale, che, al contrario, è sempre più accusato di causare distrazione, incapacità di concentrazione e quindi un sostanziale crollo del quoziente intellettuale degli studenti. Accuse pesanti, che sono rivolte soprattutto ai social network e alla consultazione compulsiva degli smartphone, ma probabilmente hanno a che fare anche con la natura ipertestuale delle pagine digitali. La centralità del libro nel sapere resterà tale anche nell’era dell’intelligenza artificiale? Essa è figlia del libro, e della sua estensione in rete, è composta da miliardi di pagine pubblicate in rete; è il libro dei libri.
È lecito chiedersi se il libro resisterà anche a questa rivoluzione. O se si trasformerà. Ma quale forma potrebbe assumere in futuro? Sono pensabili libri personalizzabili, conversazionali, generativi. Oppure forme nuove per il sapere profondo, come ambienti immersivi potenziati dall’intelligenza artificiale. È su questa ultima ipotesi che in Italia si stanno sviluppando sperimentazioni interessanti, in un contesto artistico abituato da secoli ad ambienti cognitivi come le straordinarie cattedrali istoriate o i palazzi affrescati che rendono unico il patrimonio culturale italiano. Gli autori di libri estesi sono una nuova possibile professione abilitata dall’evoluzione tecnologica.
L’AI-Book “Homo Extensus” è una delle sperimentazioni delle nuove forme del libro dell’era dell’Intelligenza Artificiale.