È evidente che i meccanismi di rotazione dei contenuti in rete possono determinare delle forzature e delle problematiche. È una questione che anche le piattaforme delle Global Internet Company stanno cominciando ad affrontare, anche perché sono state aggredite da cause legali da parte di stati e organismi di controllo, che chiedono che intervengano sugli algoritmi che governano la rotazione stessa.

Un caso applicativo molto critico di questa problematica è quello che nei media tradizionali si definisce “par condicio” in campagna elettorale, cioè il rispetto di una proporzionalità tra le opportunità di comunicazione delle diverse forze politiche che si stanno confrontando in una campagna elettorale.

Ebbene, gli attuali algoritmi di rotazione dei contenuti non hanno la minima considerazione di questo aspetto e si pone quindi la domanda su come sarà possibile modificare questi algoritmi affinché rispettino le stesse regole che vengono imposte già da tempo ai media tradizionali.

L’opinione pubblica e la classe politica sono ancora impreparate ad affrontare le problematiche legate all’uso degli algoritmi: per questo un processo formativo collettivo deve portare a un maggiore senso critico.

Ad esempio si potrebbero proporre siti web, blog e algoritmi che confrontano posizioni diverse sullo stesso tema, interrogando le fonti per alimentare una corretta dialettica democratica e combattere la diffusione delle fake news.