Diversi aspetti della rete e dei Social Media spingono le persone a esprimere non il meglio, ma il peggio di sé. Un primo aspetto che con ogni probabilità favorisce questa deriva comportamentale è la percezione di “non responsabilità” o di “non perseguibilità” di ciò che viene detto in rete.
Molti utenti sono convinti di potersi esprimere senza limiti: possono insultare, bullizzare, violare la privacy, compiere apologia di reato in piena impunità.
Il quadro normativo ed etico che penalizza per legge l’insulto, l’odio e la violenza verbale, nella rete, pare sospeso.
Va anche detto che gli utenti più “arrabbiati” sono quelli che vengono premiati dagli algoritmi dei social media, rispetto a quelli più equilibrati, che addirittura vengono percepiti come “falsi” o “ipocriti”.
La negatività dei post nei Social media viene percepita di solito come sincera. Di qui il successo di fenomeni come gli Haters e i Trolls, che portano ad un progressivo degrado della comunicazione in rete.