Molti analisti e imprenditori, compresi protagonisti come Elon Musk o Bill Gates, ritengono necessario la costruzione di un reddito di cittadinanza universale. Salvo poi non spiegare in modo convincente come la ricchezza vada ridistribuita, e come deve avvenire la tassazione dei robot e delle aziende basate sugli automatismi dell’AI.
La crisi del lavoro non pone solo problemi di natura economica, ma ben più complessi: mette in discussione il ruolo stesso della persona nella società.
Come italiani, dobbiamo ricordare che la nostra costituzione definisce l’Italia come Repubblica fondata sul lavoro. Peraltro, un recente rapporto dell’Università Cattolica di Milano sottolinea che il declino demografico causerà a breve una forte carenza di lavoratori, piuttosto che di lavoro.
Non tutti gli esperti sono convinti della imperante dottrina sulla “fine del lavoro”; molti sostengono che, come nelle altre rivoluzioni industriali, i lavoratori si sposteranno da un comparto a un altro. In effetti si sta già assistendo alla nascita di nuove professioni e vanno affermandosi professionisti “estesi” dall’intelligenza artificiale.
Anche sul futuro del lavoro è dunque necessaria una focalizzazione accompagnata da una rapida azione rivolta allo sviluppo delle professioni del futuro, a cui deve contribuire la scuola attuando specifici laboratori formativi e professionalizzanti.