Una obiezione relativa alla “ipotesi della rappresentazione platonica” – che in sintesi individua al di sotto dei modelli di Intelligenza Artificiale un insieme di “idee universali” comuni alle lingue parlate e alle immagini riconosciute dagli uomini – deriva dalla constatazione che il linguaggio può esprimere un concetto o un sentimento che molte immagini non riescono a esprimere. Va anche osservato che in molti casi il linguaggio non riesce a sostituire un’immagine nella descrizione di un concetto visivo.

Da qui la necessità di sviluppare nuovi sistemi di rappresentazione sia visiva che testuale.

In questo ambito ci viene in aiuto ad esempio il riferimento alla scrittura ideografica cinese, che riesce a esprimere in forma sostanzialmente visiva l’intero dizionario di una lingua, compresi i concetti astratti. Ma il cinese non è un linguaggio universale, non è riconoscibile da tutti ed esprime una cultura linguistica e visuale specifica.

In uno scenario futuro in cui nella sfera dell’Intelligenza Artificiale lingua e visione si allineano, convergendo in un “mondo delle idee” universale, le arti visive potrebbero trovare un nuovo ruolo storico: creare nuove forme di “ideo-grafie” universali, scritture comuni tra gli uomini e con le macchine.