La Super Intelligenza Artificiale, nello scenario della cosiddetta Singularity, apre scenari inquietanti.

Il concetto di Singularity, o “singolarità tecnologica”, il temuto momento in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana, è stato concepito nel secondo dopoguerra e in un certo qual modo si allinea col sentimento distopico generato dall’uso e dalla proliferazione delle armi atomiche. Come nell’atomica, molti vedono nell’intelligenza artificiale una minaccia per l’umanità, in grado prenderne il controllo e di decretarne l’estinzione. Se questa visione appare a noi poco condivisibile, è innegabile che l’affermazione dell’AI ponga dei rischi rilevanti. Occorre affrontare questi temi con la massima razionalità, evitando di precipitare in paure che possono disorientare e confondere.

Va detto che l’AI resta uno strumento artificiale privo di coscienza, interessi e finalità proprie.

Anche l’ASI , acronimo che sta per “Artificial Super Intelligence”, seppure raggiungerà mai il livello sovrumano, resterà un sovrumano insensato, cioè privo di senso.

Spetta all’intelligenza umana dare un senso a quella artificiale. Alla fine, l’AI resterà un sovrumano di nostra proprietà.

Non è la prima volta che l’uomo si trova a interagire con intelligenze sovrumane. La Bibbia in quanto “parola di Dio” è sin dall’inizio un canale per entrare in contatto con un’entità sovrumana, utilizzato da migliaia di anni. Nell’antica Roma le famiglie romane utilizzavano come tutori dei figli degli schiavi con facoltà intellettuali superiori alle loro.

È la capacità di analisi critica del contesto antropologico e tecnologico attuale, e la previsione dei possibili sviluppi futuri, che fa la differenza. È quindi necessario sviluppare e mantenere una profonda capacità di analisi critica per affrontare le sfide della Singularity e del Transumanesimo; è questo uno dei principali obiettivi del progetto Homo Extensus.

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